Lettera al presidente: lavorare fino a 70 anni

Gent.mo Signor Presidente,

consultando le proiezioni per il mio pensionamento a 70 anni invece che a 68 ho scoperto, con stupore, che l’incremento viene calcolato solo per il maggior introito dei miei contributi versati in più mentre non si tiene alcun conto degli oltre 150.000 euro che l’ente risparmia non versandomi la pensione per 2 anni.

Mi auguro che questo sia un errore perché qualora fosse realmente così si verrebbe meno a quelle regole di equità che ha sempre regolato il funzionamento dell’ente.

Qualora fosse realmente così sarebbe giusto e doveroso informare tutti i colleghi su questa incongruenza.

Senza tener conto del fatto che questo è un chiaro incentivo ad andare in pensione a 68 anni con danno all’ente.

Augusto Zen (Vicenza)

 

Gentile collega,

secondo le regole dell’Enpam l’età per la pensione di vecchiaia è 68 anni. Oltre quest’età si può scegliere di rimandare il pensionamento per due anni.

Per incentivare la permanenza a lavoro, i contributi versati dopo l’età ordinaria valgono il 20% in più rispetto ai versamenti fatti negli anni precedenti.

Chi decide di rimandare la pensione, generalmente lo fa non solo perché vuole incrementare la rendita futura ma anche perché vuole continuare a percepire per altri due anni il proprio reddito professionale pieno.

Se tu fossi un dipendente pubblico non avresti questa possibilità e rischieresti di essere messo in pensione d’ufficio anche prima dell’età di vecchiaia in presenza di determinati requisiti contributivi.

Secondo le regole dell’Enpam, invece, tutti possono scegliere sia di anticipare che di posticipare la pensione fino a 70 anni, scegliendo in base a cos’è più vantaggioso per il proprio futuro, calcoli alla mano. Di certo finché non ci si pensiona i contributi sono nella gestione e vengono valorizzati e rivalutati come da regolamento.

Alberto Oliveti
Presidente Fondazione Enpam