Le pensioni Inps si rivalutano sempre meno

Dal primo gennaio 2020 arrivano gli incrementi delle pensioni già in pagamento.

Ma anche questa volta per i contribuenti Inps ed ex Inpdap si tratta di mini-aumenti commisurati all’inflazione dell’ultimo anno, calcolata dall’Istat nello 0,4 per cento.

Va meglio ai pensionati Enpam.

ADEGUAMENTI GRADUATI

A dare il via libera alla perequazione delle pensioni dei dipendenti c’è il decreto interministeriale dell’Economia e del Lavoro pubblicato nella Gazzetta ufficiale del 27 novembre scorso.

Il meccanismo della perequazione automatica prevede attualmente che la percentuale, già modesta, venga applicata al 100 per cento solamente alle pensioni Inps ed ex Inpdap fino a tre volte il minimo.

Un tetto che potrebbe salire a quattro volte il minimo (2052, 40 euro mensili) se la proposta di allargamento contenuta nella legge di Bilancio 2020 verrà approvata.

Per gli assegni di importo maggiore invece, l’adeguamento si assottiglia via via fino al 40 per cento stabilito per i trattamenti superiori a nove volte il minimo (97% fino a 4 volte il minimo, 77% fino a 5 volte; 52% fino a 6 volte; 47% fino a 8 volte; 45% fino a 9 volte).

AUMENTI MINI

Da poco più di 3 euro a poco meno di 9 euro lordi.

I numeri parlano chiaro e gli incrementi per gli assegni mensili Inps ed ex Inpdap si rivelano così molto contenuti.

Applicando lo 0,4 per cento pieno, dal prossimo gennaio le pensioni lorde di 800 euro saliranno a 803,20 euro, mentre quelle da 1000 euro arriveranno a 1.004.

Proseguendo, 1.200 euro attuali diventeranno 1.204,80; 1.400 euro 1.405,60; 2.300 euro saranno 2.307,13 euro, mentre le pensioni di 2.500 euro aumenteranno a 2.507,75.

Analogamente, per pensioni lorde di 2.800 e di 3 mila euro, gli aumenti si assesteranno rispettivamente a 2.805,88 e 3.006,30.

I mensili di 3.500 euro saliranno a 3.506,65, mentre l’assegno di 4mila euro salirà a 4.007,60.

Gli attuali assegni di 4.200 e 4.500 euro da gennaio diventeranno 4.207,56 e 4.508,10.

Infine, le pensioni di 4.700 e 5.500 euro saliranno a 4.707,52 e 5.508,80.

SE LA PENSIONE DIVENTA D’ORO

Anche le cosiddette ‘pensioni d’oro’ saranno soggette contemporaneamente alla perequazione automatica e al contributo di solidarietà.

Questo significa che i pensionati che nel 2020 sforeranno la soglia dei 100 mila euro lordi – anche attraverso la perequazione o cumulando più di una pensione – dovranno lasciare all’Inps dal 15 al 40 per cento della quota che supera tale importo.

Da segnalare inoltre che è stato confermato all’1,1 per cento il tasso di rivalutazione, già applicato quest’anno, sulla base del valore provvisorio elaborato a novembre del 2018.

Pertanto, a gennaio non ci sarà alcuna compensazione né in positivo né in negativo rispetto a quanto percepito negli ultimi dodici mesi.

L’OMBRELLO DELL’ENPAM

Se la goccia dell’inflazione continua a scavare inesorabilmente nel valore delle pensioni Inps ed ex Inpdap, l’ombrello adottato dall’Enpam risulta più efficace nel rivalutare gli assegni erogati ai propri iscritti.

A differenza dei colleghi dipendenti, i pensionati Enpam non hanno subito interventi sul meccanismo che consente di adeguare le loro pensioni al costo della vita.

I regolamenti della Fondazione prevedono che i trattamenti vengano rivalutati – senza suddivisione in scaglioni – ogni anno del 75 per cento dell’indice Istat dei prezzi al consumo fino al limite di quattro volte il trattamento minimo Inps, e del 50 per cento dell’indice per la quota eccedente, senza alcun tetto.

Per fare un esempio, negli scorsi anni per una pensione di 2 mila euro al mese lordi l’aumento è stato di circa 200 euro all’anno.

È bene inoltre ricordare che nel corso degli anni i pensionati dell’Enpam hanno continuato a godere dell’adeguamento delle loro pensioni al costo della vita, senza subire periodi in cui questo meccanismo è stato interrotto.

Gli adeguamenti Enpam arriveranno appena le autorità vigilanti daranno il via libera formale, insieme a tutti gli arretrati a partire dal primo gennaio 2020.

Claudio Testuzza