La vecchiaia è un abito fieramente indossato

Il nostro pensare alla vecchiaia come ad una malattia non è figlio dei nostri tempi. “

Senectus ipsa est morbus” scriveva Publio Terenzio Afro già nel 160 a.C. nella commedia Phormio, riferendosi in particolar modo ai malanni fisici e alle privazioni che di solito si accompagnano alla senescenza.

E la nostra civiltà occidentale, nei quasi 22 secoli da allora trascorsi, non ha fatto che tramandare e amplificare questa visione negativa della cosiddetta terza età. Ormai si parla di vecchiaia solo come improduttività e peso socio–economico–assistenziale, non come saggezza. Non esiste più la concezione, che dominava tra gli Antichi, che esaltava il rispetto e anche l’ammirazione verso chi ha quasi portato a termine quella ‘sfida’ che comunemente si chiama vita. Marco Tullio Cicerone, nella sua opera Cato Maior de senectute (44 a.C.) loda, poco prima della propria morte, quella “vecchiezza salda sui fondamenti posti nella giovinezza” ed esalta i vantaggi che la terza età può recare. Questo titolo, De Senectute, mi veniva in mente quasi ossessivamente mentre osservavo i volti degli anziani incontrati nel Maramures, regione nel nord della Romania, in un mio viaggio nel maggio del 2016.

Forse priva dei modelli di edulcorazione che la nostra cultura impone ai nostri anziani portandoli a dover dimostrare una giovinezza posticcia e artificiosa, in quella regione del mondo, ancora prettamente agricola e pastorale, la vecchiaia è un abito fieramente indossato e in quei volti mi è parsa vissuta così come Cicerone riteneva dovesse esserlo.

Mi colpiva così quella dignità e quella saggia tranquillità che quelle espressioni mi trasmettevano. Ho scelto come icona della mostra il volto di Maria (in basso a sinistra): in quegli occhi cerulei si rispecchia non solo la propria esistenza, ma una intera filosofia di vita: dolori e gioie si intravedono tra quei solchi, lo sguardo è rivolto al cielo e all’infinito e sembra sfidare il tempo biologico.

È ciò che ho trovato in tutti i volti che ho voluto illustrare in questa piccola raccolta di ritratti. Con l’augurio rivolto anche a me stesso, di poter vivere l’esistenza che il destino ci ha riservato con quella stessa serenità e saggezza.

*Maurizio Iazeolla

*L’autore è un neurologo

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