La legge, dallo spreco alla solidarietà

Dal cibo ai farmaci. Le eccedenze possono andare ai più bisognosi. Le opportunità offerte dalle nuove norme

spreco_alim_4A margine della presentazione della Giornata per la prevenzione dello spreco alimentare, il mondo della solidarietà, della politica e delle istituzioni si è dato appuntamento per un seminario di approfondimento sulle opportunità offerte dalla recente legge per il recupero e donazione del cibo e non solo.

Promulgata il 19 agosto 2016, la legge numero 166 riguarda infatti anche la donazione e la distribuzione di prodotti farmaceutici.

“Secondo una ricerca dell’Istituto superiore per la protezione e ricerca ambientale (Ispra) ogni anno vengono sprecate 1.500 tonnellate di farmaci con un conseguente spreco di 1.600 milioni di euro, il 50 per cento della manovra che ci chiede oggi l’Europa – ha osservato il vice presidente vicario dell’Enpam Giampiero Malagnino –.  Spendiamo 9 milioni per smaltirli, mentre l’Osservatorio della terza età ci dice che il 92 per cento della popolazione vuole a casa una scorta di farmaci. Questa legge ci dà l’opportunità di avvicinarci a temi come questi e sensibilizzare l’educazione”.

Il vice ministro per le Politiche agricole, alimentari e forestali Andrea Olivero ha ricordato i tempi in cui in campagna si distruggevano i raccolti per regolare la produzione e i prezzi. Oggi il recupero può essere uno strumento contro la malnutrizione.

“La legge è intervenuta per rendere più semplice la donazione piuttosto che la distruzione del prodotto – ha detto il vice ministro –. È strategica perché considera la necessità di recuperare e distribuire oltre ai prodotti a lunga conservazione anche quelli freschi che sono estremamente necessari ad alcune fasce di popolazione che soffrono di malnutrizione non per mancanza di quantità, ma di qualità della loro alimentazione.”

gadda_deputataLa deputata Maria Chiara Gadda, che ha proposto e firmato la legge, ha sottolineato l’aspetto della solidarietà: “La legge nasce perché si possa destinare a chi ne ha necessità le eccedenze alimentari, che non sono scarti, ma prodotti sani, sicuri e consumabili – ha detto Gadda –. Il cuore della norma è la povertà, lo smaltimento e il recupero efficiente è solo l’ultima istanza. Si recupera per donare”.

Un’attività che a Roma vede attive le Acli, con il progetto ‘il pane A Chi Serve 2.0’. In un anno nella Capitale l’associazione ha organizzato la raccolta di quasi 48mila kg di pane invenduto, raggiungendo oltre 2.100 indigenti ogni giorno e accompagnando oltre 413mila pasti con un incremento del 25 per cento rispetto all’anno precedente.

“Oggi viviamo il paradosso dell’abbondanza – dice Lidia Borzì, presidente delle Acli di Roma e provincia –. Cibo ce n’è tanto per tutti, ma non tutti hanno accesso al cibo. Una parte della città scava ogni giorno nei cassonetti, mentre un’altra parte significativa ingrassa con disinvoltura la pattumiera di casa”.

L’obiettivo non è comunque solo legato alla salute e alla sussistenza, ma anche al benessere sociale.

“Creare una relazione è la cosa più importante – ha detto il direttore della Caritas di Roma don Enrico Feroci –. Molte di queste persone hanno bisogno di sentirsi accettate, ascoltate. Attraverso quel pane che do, quel piatto di minestra, creo una relazione con quella persona. Quello che è più importante è stare vicino”.

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