La dottoressa che ha lottato (e vinto) contro l’Eternit

Ha annunciato le prime diagnosi, ha seguito le cure e ha contribuito a vincere la battaglia contro le colpe dell’Eternit nei confronti dei morti di mesotelioma pleurico.

Oggi è impegnata nell’assistenza domiciliare ai malati terminali e nella creazione di un hospice.

L’impegno profuso alla cura e all’assistenza delle vittime da amianto e delle loro famiglie è valso a Daniela Degiovanni il titolo di Ufficiale dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana, ricevuto dalle mani del Presidente Sergio Mattarella.

Oncologa di Casale Monferrato, in provincia di Alessandria, la dottoressa si occupa dei danni da amianto dal 1978, quando, laureata da pochi mesi in Medicina “ho incontrato davanti alla Camera del Lavoro di Casale un giovane delegato sindacale della Cgil che mi chiese se volessi occuparmi di malattie professionali – racconta Degiovanni – . Ero molto incerta perché non avevo approfondito il tema della medicina del lavoro all’Università, ma accettai perché non ero ancora riuscita a trovare un impiego fisso in ospedale e così cominciai a capire cos’era l’amianto e cosa poteva provocare, partendo dagli operai che visitavo in quel piccolo studio”.

Li vedeva arrivare ancora in tuta da lavoro, erano operai di tutte le fabbriche ma nell’80 per cento dei casi venivano dall’Eternit, allora la più grande industria del casalese.

Avevano da 30 anni in su, ma presentavano tutti gli stessi disturbi: mancanza di respiro, difficoltà nel dormire, tosse, fino ai più gravi già affetti dai tumori collegati all’amianto. “In quegli anni si parlava pochissimo della pericolosità di questa fibra e i dirigenti della fabbrica, dalle pagine dei giornali locali, smentivano qualunque correlazione tra l’amianto e le malattie – spiega la dottoressa – . Così ho dovuto arrangiarmi da sola: cominciai a studiare e a rendermi sempre più conto della gravità della situazione”.

Daniela Degiovanni ha trattato questo tema nei suoi 20 anni di attività dedicata alle malattie professionali presso l’Istituto nazionale confederale di assistenza (Inca) di Casale Monferrato e nella veste di consigliere comunale, oltre che di membro dell’Associazione dei familiari delle vittime dell’amianto (Afeva).

Agli inizi degli anni ’80, dopo aver incontrato il sindacalista Nicola Pondrano, comincia lo studio dei dati per provare il legame fra tumori e amianto, chiedendo e ottenendo gli indennizzi dall’Inail.

Pian piano cominciano ad arrivare i risultati sperati: le cause vinte, gli operai risarciti e, finalmente, nel 1986 la chiusura dell’Eternit.

Dieci anni dopo per la dottoressa Degiovanni comincia una nuova esperienza. Nel 1996 fonda l’associazione Vitas per l’assistenza e la cura a domicilio dei malati terminali, con l’obiettivo di “dare vita ai giorni quando non è più possibile dare giorni alla vita”.

Nel 2009 nasce l’Hospice di Casale, dedicato a chi non può permettersi di vivere i suoi ultimi giorni nella propria abitazione: accoglie oltre 250 famiglie l’anno.

In pensione dal 2016, Daniela Degiovanni non si è mai fermata davvero.

Oggi si occupa a tempo pieno di Vitas, della formazione del personale dell’Hospice e delle cure palliative domiciliari, organizza eventi per sensibilizzare la popolazione su questo tema e sulla legge sul fine vita.

L’associazione sta allargando il suo campo d’azione alle demenze, secondo Degiovanni, “il grande problema che il nostro Servizio sanitario nazionale dovrà affrontare nei prossimi anni”.

Maria Chiara Furlò