Inps: pensioni sempre più distanti e povere

Il traguardo per quella di vecchiaia slitta di 4 mesi che salgono a 22 per le lavoratrici dipendenti del settore privato. Peggiorano anche i coefficienti di trasformazione

Ventidue mesi in più di lavoro per le donne impiegate nel settore privato per raggiungere la sospirata pensione di vecchiaia.
Ma anche quattro mesi in più per tutti, in conseguenza all’adeguamento alla speranza di vita. Le principali novità pensionistiche Inps per quest’anno sono conseguenza dei cambiamenti previsti dalla riforma Monti-Fornero più che della legge di stabilità licenziata lo scorso dicembre.

PENSIONE DI VECCHIAIA
Dal 1° gennaio in conseguenza dell’accresciuta speranza di vita l’età per accedervi è salita di quattro mesi, mentre i coefficienti di trasformazione del montante contributivo sono stati rivisti al ribasso. Chi in questo 2016 ha più risentito degli esiti della riforma sono le lavoratrici dipendenti del settore privato che hanno dovuto fare i conti con l’innalzamento della età pensionabile.
Per loro la soglia è così salita complessivamente di 22 mesi in un solo anno raggiungendo i 65 anni e 7 mesi, quando solo qualche anno fa si assestava a 60 anni

Il traguardo per quella di vecchiaia slitta di 4 mesi che salgono a 22 per le lavoratrici dipendenti del settore privato. Peggiorano anche i coefficienti di trasformazione Inps: pensioni sempre più distanti e povere di Claudio Testuzza più i 12-18 mesi per il cosiddetto meccanismo delle finestre.
Il processo di parificazione dell’età pensionabile tra uomo e donna, impostosi bruscamente per le dipendenti pubbliche a seguito di una sentenza europea, si avvia così verso il traguardo anche tra le lavoratrici del settore privato. Il prossimo e penultimo scatto è previsto nel 2019, quando l’età salirà a 66 e 7 mesi.

La parità fissata a 67 anni e 2 mesi verrà raggiunta due anni dopo, nel 2021.

PENSIONE ANTICIPATA
Anche il requisito contributivo per la pensione anticipata, conseguibile anche prima dei 62 anni e senza penalizzazioni almeno fino a tutto il 2017, è incrementato. Per ritirarsi ora servono rispettivamente 42 anni e 10 mesi per gli uomini e 41 anni e 10 mesi per le donne.
Per coloro che al 31 dicembre 2015 avevano compiuto 57 anni e 3 mesi (58 e 3 mesi per le lavoratrici autonome) e maturato almeno 35 anni di contributi, la legge di stabilità prevede anche per il 2016 la possibilità di uscire dal lavoro una volta atteso il periodo previsto dalla finestra mobile: un anno per le dipendenti, uno e mezzo per le autonome.
È da rilevare che la classe di età più penalizzata è quella delle donne nate nel 1953. Queste si ritroveranno a rincorrere la pensione fino al 2020: nel 2018 infatti,
quando compiranno 65 anni e 7 mesi, sarà scattato un nuovo scalino mentre nel 2019 ci sarà nuovo aumento della speranza di vita.

COEFFICIENTI DI TRASFORMAZIONE 
Ma c’è dell’altro. Si tratta dei cosiddetti coefficienti di trasformazione che mettono in correlazione le regole previdenziali all’aumento della durata della vita e che si applicano non solo al quando, ma anche al quanto della pensione. Questi valori servono a determinare la pensione contributiva in base all’età in cui viene conseguita: sostanzialmente indicano per quanti anni l’assegno sarà percepito e ‘spalmano’ di conseguenza il montante maturato.
La loro variazione del 2016 determina una riduzione degli importi rispetto a quelli di chi è andato in pensione fino al 2015. Nella maggior parte dei casi però l’effetto è modesto, tenuto conto che i lavoratori e le lavoratrici che avevano almeno 18 anni di carriera al 1° gennaio 1996 (quando è entrata in vigore la riforma Dini) si vedono calcolare il trattamento con il metodo contributivo solo per quanto versato dal 2012 in poi, mentre per la restante e ben maggiore quota il calcolo è retributivo. Più significativo l’impatto per chi ricade nel cosiddetto sistema misto, avendo avuto meno di 18 anni di lavoro nel 1996: per loro il calcolo contributivo scatta da questa data. Tuttavia la riduzione sistematica dei coefficienti di calcolo del sistema contributivo è sempre una realtà negativa se si considera che tra il 2009 e il 2016 l’importo calcolato col contributivo, prendendo a riferimento per età di uscita i 65 anni, è diminuito di ben il 13 per cento.

di Claudio Testuzza