Inps, pensione in anticipo (ma ridotta)

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Si chiama Ape il meccanismo ideato dal Governo per accedere prima alla pensione di anzianità. Uno sconto che può arrivare fino a 3 anni e sette mesi, in cambio di una riduzione dell’assegno che secondo le prime stime raggiunge il 25 per cento. ma per alcune categorie l’adesione sarà gratuita

Dal prossimo anno gli iscritti Inps potranno richiedere l’anticipo pensionistico a partire dai 63 anni di età, usufruendo di un abbuono che può arrivare a 3 anni e sette mesi rispetto ai tempi che regolano il raggiungimento della pensione di vecchiaia. Presentando questa nuova forma di flessibilità, il Governo non ha diffuso dati ufficiali sulla quota dell’assegno a cui il pensionato dovrebbe rinunciare per aderire, anche se le prime stime indicano che il taglio potrebbe arrivare al 25 per cento dell’importo previsto.

Usufruire dell’Ape potrebbe rivelarsi particolarmente costoso per chi decidesse di lasciare volontariamente il proprio posto di lavoro e non appartenesse a nessuna delle categorie che il Governo deciderà di proteggere. Nell’elenco dovrebbero figurare i lavoratori precoci, che hanno cioè iniziato a versare contributi prima della maggiore età, chi è impegnato in attività usuranti e i disoccupati. Per questi ultimi in particolare l’anticipo pensionistico potrebbe rappresentare uno scivolo conveniente per l’uscita dal mondo del lavoro, soprattutto nel caso in cui ci si ritrovasse ad avere esaurito tutti gli ammortizzatori sociali con ancora diversi anni davanti prima di potere accedere alla pensione di anzianità. La sperimentazione per l’Ape dovrebbe durare due anni (2017 e 2018) e dovrebbe coinvolgere anche i dipendenti pubblici.

IL MECCANISMO DELL’APE

Dal punto di vista tecnico l’anticipo pensionistico è un prestito da rimborsare tramite una trattenuta sull’assegno mensile. La stima sulla rata di restituzione del prestito deve prendere in considerazione i costi di restituzione netti (che possono arrivare a pesare per oltre il 16 per cento) sommandoli al tasso di interesse e al premio assicurativo. La percentuale può arrivare fino al 25 per cento dell’importo di pensione se si considera un’uscita anticipata pari al massimo consentito di tre anni e sette mesi. Un tavolo a cui sarà presente il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, dovrà affrontare gli aspetti previdenziali della norma, in vista dell’inserimento delle misure nella manovra finanziaria.

Nel frattempo il Governo ha comunque delineato i principali interventi, confermando anche l’intenzione di intervenire sulle pensioni basse. Lo strumento sarà quello dell’estensione della platea della “somma aggiuntiva”, la cosiddetta quattordicesima, a coloro che hanno redditi personali complessivi inferiori a 1.000 euro al mese (cioè due volte il minimo) rispetto ai 750 euro attuali. Allo stesso tempo l’importo della quattordicesima potrebbe essere rivisto verso l’alto, visto che in questo momento è ferma a 336 euro per chi ha meno di 15 anni di contributi, 420 euro fino a 25 anni di contributi e 504 euro oltre i 25 anni di contributi, erogati una volta l’anno. Infine il Governo sta studiando l’innalzamento della no tax area in modo da equipararla a quella dei lavoratori dipendenti (8.000 euro) per tutti i pensionati e non solo per gli over 75enni. Secondo il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Tommaso Nannicini, l’obiettivo del Governo è di chiudere il confronto entro settembre.

I COSTI PER LO STATO

Le risorse per l’Ape stanziate per il 2017 saranno concentrate su coloro che hanno perso il lavoro, per una cifra pari a circa 400 milioni. Per la quattordicesima si spenderanno in più circa 600 milioni, mentre altri 250 milioni saranno destinati all’ampliamento della no tax area. Circa 100 milioni sono previsti per rendere le ricongiunzioni tra diversi periodi assicurativi non onerose, mentre altri 100 milioni circa serviranno per allargare l’elenco delle attività usuranti. È probabile infatti che possano avere vantaggi sull’uscita anticipata rispetto all’età di vecchiaia anche categorie attualmente escluse come gli operai edili, le maestre d’asilo e gli infermieri.

La discussione è invece ancora aperta sulle nuove regole per i lavoratori precoci. In questo momento viene valutato l’inserimento in questa categoria dei lavoratori che hanno effettuato almeno 12 mesi di lavoro prima dei 18 anni di età, oppure se richiedere un periodo di lavoro di almeno 24 mesi prima della maggiore età. L’asticella per l’uscita in anticipo per questa categoria potrebbe essere fissata a 41 anni di contributi o a 41 anni e 10 mesi: in questo secondo caso verrebbe scontato solo un anno rispetto ai 42 anni e 10 mesi già previsti per la pensione anticipata degli uomini.

MMG, L’APP ENPAM ATTENDE L’OK DEI MINISTERI

L’anticipo di prestazione previdenziale, che permetterà ai medici di medicina generale una maggiore flessibilità in uscita durante gli ultimi anni di attività prima della pensione, è in attesa di approvazione da parte dei ministeri vigilanti. Nel mese di luglio l’Enpam ha trasmesso ai ministeri di Economia e Lavoro il testo della riforma, all’interno del quale sono definiti i meccanismi che rendono l’operazione sostenibile dal punto di vista finanziario. Le modalità attuative spettano invece alla trattativa nell’ambito dell’accordo collettivo nazionale.

Il medico che sceglierà di aderire all’App potrà beneficiare di una rendita pari al 50 per cento della pensione maturata, pur proseguendo la propria attività. La retribuzione “risparmiata” dalla Asl potrebbe andare verso un giovane collega che partecipa all’assistenza della stessa platea di assistiti. In questo modo per ogni medico titolare delle scelte si creerebbe un posto di lavoro, a favore di un giovane professionista che fin dal primo giorno di lavoro potrebbe arrivare a un compenso non lontano da 750 quote capitarie, riducendo i tempi necessari all’avviamento di un nuovo ambulatorio.

Claudio Testuzza

@FondazioneEnpam