In Australia a bordo con medici con le ali

In un continente sconfinato le ambulanze hanno le ali e i camici bianchi tuta e casco da pilota.

Flavio Severgnini, 36enne medico anestesista originario del Bergamasco, ha trovato un posto in prima linea a Sydney, nell’elisoccorso australiano.

L’esperienza internazionale del camice bianco passa per la Gran Bretagna e delinea una carriera in perfetto stile anglosassone.

Dopo la laurea in Medicina Milano arriva la specializzazione a Londra. Al Royal London Hospital, considerato uno dei migliori trauma center europei, a Severgnini viene poi offerto un posto da medico strutturato.

Il periodo londinese dura cinque anni, con un’esperienza che va dai pazienti traumatizzati maggiori, alla sala operatoria.

L’occasione per aggiungere al curriculum una sezione importante anche nell’assistenza pre-ospedaliera si presenta agli antipodi del globo, ma in un Paese che orbita nel Commonwealth.

Per Severgnini, grazie all’esperienza londinese, l’Australia risulterà quindi professionalmente molto più vicina della distanza fisica separa i due continenti.

Il camice bianco veste la tuta del servizio ambulanza del Nuovo Galles del Sud.

Il ‘Nsw Ambulance’, che appare come una specie di reparto d’assalto e interviene in casi gravi, quando le equipe mediche sul posto non hanno le competenze per intervenire.

“Come estensione il Nuovo Galles del Sud è il triplo dell’Italia – spiega il medico al Giornale della Previdenza – quindi dobbiamo considerare che per intervenire sul posto si devono percorrere anche più di 800 chilometri, vale a dire quattro ore in elicottero”.

Gli interventi consueti sono gli scenari di incidenti, con vittime che hanno subito traumi importanti.

Ma l’intervento dei camici in elicottero può essere richiesto anche in condizioni molto complicate, come il soccorso in mezzo al mare, dove è necessario recuperare il paziente in volo, calandosi con un verricello.

“La sanità in Australia è privata, ma il servizio ambulanze è gestito da parte pubblica”, spiega il medico bergamasco.

“Mi è quindi capitato – racconta Severgnini – di vedere ospedali moderni e funzionali, dove si investe molto per personale e dotazioni, e allo stesso tempo di assistere a pazienti, magari soccorsi in seguito a un’overdose, che rifiutano il trasporto in ospedale perché non coperti da assicurazione e non in grado di sostenere le spese per le cure”.

Iniziata a febbraio scorso, l’esperienza australiana del medico italiano potrebbe concludersi allo scadere dei dodici mesi di incarico. “Il contratto – precisa Severgnini – ha la durata di un anno e per poterlo rinnovare è necessario che in graduatoria non ci sia alcun medico australiano idoneo”.

Se l’esperienza nell’elisoccorso famoso in tutto il mondo dovesse concludersi, Severgnini ha già in programma di tornare in Europa. “Per un medico – commenta il camice bianco – un’esperienza all’estero dovrebbe essere obbligatoria.

Perché oltre all’esperienza professionale aiuta ad aprire gli occhi sulla natura dei servizi sanitari nel mondo.

C’è da dire che d’istinto tendiamo ad essere molto esterofili, ma quando si vedono altre realtà è facile apprezzare molti aspetti del nostro servizio sanitario”.