Il medico che forma gli ‘angeli’ dei defibrillatori

L’impegno quotidiano negli ultimi 13 anni per divulgare e promuovere la cultura dell’emergenza e del primo soccorso gli è valso il riconoscimento di Mattarella. Vincenzo Castelli, medico romano di 63 anni specializzato in Allergologia e in servizio all’Ospedale Vannini di Roma, ha ricevuto dal presidente della Repubblica l’onorificenza di Ufficiale dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana.

Vincenzo è il padre di Giorgio Castelli, giovane calciatore stroncato da un arresto cardiaco mentre si allenava nello stadio di Tor Sapienza nel 2006. Dopo la morte del figlio, il medico ha creato – insieme a sua moglie Rita e agli altri due figli Alessio e Valerio – la Fondazione di ricerca scientifica “Giorgio Castelli” (http://www.gc6.org/2019/01/02/645/), con l’obiettivo di contribuire alla lotta alle malattie cardio-vascolari attraverso la promozione e la divulgazione della cultura dell’emergenza e del primo soccorso.

 

Per raggiungere questo traguardo, la Fondazione è impegnata nell’organizzazione di eventi mediatici, di corsi di addestramento alle tecniche di rianimazione cardio-polmonare e di utilizzo del defibrillatore semiautomatico (BLS-D).

Ad oggi, grazie a questa iniziativa sono state formate gratuitamente oltre 12mila persone che assistono i giovani nello sport, nelle scuole, negli oratori, e sono stati donati 400 defibrillatori di ultima generazione.

“Fino a qualche anno fa, i defibrillatori venivano distribuiti a pioggia come se fossero dei semplici cadeau. Si tratta di una cosa profondamente sbagliata, che equivale a dare una macchina portentosa in mano a chi non ha la patente – spiega Vincenzo Castelli – .

Ecco perché serve lottare in questo senso, anche il valore del riconoscimento ricevuto dal Quirinale va in questa direzione. È stato dato a me, ma appartiene a tutta la nostra iniziativa e a quanto si è fatto con la collaborazione di tanti volontari e amici, che ci hanno aiutato in un percorso difficile e molto doloroso”.

La Fondazione Castelli è impegnata dal 2006 nel divulgare la cultura del primo soccorso e delle buone pratiche d’emergenza a cominciare dall’ambiente sportivo, ma estendendo il campo a tanti altri aspetti della vita sociale.

In questi anni, infatti, i defibrillatori non sono stati posizionati sono nei palazzetti sportivi, nelle piscine e negli stadi, ma anche nelle parrocchie, nei musei e nei grandi centri d’aggregazione. Parimenti, non sono stati formati solo atleti e allenatori, ma anche operatori della cultura a tutto campo.

“Un ultimo progetto di cui andiamo molto fieri è la cardioprotezione del parco archeologico del Colosseo – racconta Castelli – .

Per noi è stata un’attività molto impegnativa coronata però da un ottimo risultato”.

Nel periodo della scorsa Pasqua, infatti, proprio grazie al defibrillatore presente nel sito archeologico e al personale formato dalla Fondazione, un turista americano è stato salvato da un arresto cardiaco.

“Oggi in tutto il sito del Colosseo sono presenti ben 11 defibrillatori e abbiamo addestrato al loro utilizzo 120 operatori dipendenti del ministero dei Beni Culturali: tutte persone che hanno aderito con grande entusiasmo” continua Castelli.

Come ricorda lo stesso Quirinale nelle motivazioni dell’onorificenza, l’attività della Fondazione ha preceduto di fatto la Legge Balduzzi del 2012 sulla presenza dei defibrillatori negli impianti sportivi e sulla cultura dell’emergenza.

“Ne abbiamo iniziato a parlare dopo pochi mesi dalla morte di Giorgio  – conferma il medico – abbiamo anche incontrato molte difficoltà , il tema era nuovo e non veniva ben compreso.

C’erano già i defibrillatori, ma mancava la giusta sensibilizzazione e soprattutto l’addestramento”.

La legge Balduzzi, secondo Castelli, potrebbe essere migliorata.

Prima di tutto, prevedendo che la presenza dei defibrillatori sia obbligatoria non solo nelle gare sportive, ma anche durante gli allenamenti.

Servirebbero poi sia i controlli che le sanzioni, ad oggi non ancora previste dalla normativa.