Territori abbandonati: gli Ordini siano parte attiva

“Gli Ordini non hanno strumenti per intervenire nell’emergenza dei medici di famiglia. Un’emergenza che è tale oggi, non tra qualche anno”. Massimo Buscema, presidente dell’Ordine dei medici e degli odontoiatri di Catania, è uno specialista in Endocrinologia e professore universitario.

“Ma sono il primo a riconoscere che il medico di famiglia dà un contributo di efficienza al sistema irrinunciabile, perché le eccellenze riescono a emergere solo in un apparato integrato dove tutti recitano il proprio ruolo”.

La Regione Siciliana ha incrementato negli ultimi tre anni il numero di borse di studio per la scuola di formazione in medicina generale, portandolo da 80 a 120. In Sicilia, oltretutto, a differenza di altre regioni gli Ordini hanno un ruolo da protagonisti nella gestione della didattica.

“Sa che quella scuola è sotto l’egida dell’Omceo, ma noi non possiamo decidere quanti laureati in medicina formare e neppure ci consultano per scegliere il numero di borse necessarie?

Come possiamo svolgere il nostro ruolo statutario di tutela della salute dei pazienti, se siamo esclusi da ogni tavolo tecnico? Più che orientare, subiamo le decisioni di altri – ragiona Buscema – e questo avviene perché gli Ordini da ente terzo si sono trovati a fare campagna elettorale permanente.

Serve una Fnomceo con una spina dorsale più forte, che contribuisca a invertire la corsa assurda ai risparmi su personale e formazione”.

Secondo Nino Rizzo, consigliere dell’Ordine catanese, qualsiasi proposta per fare fronte alla carenza di medici di famiglia deve partire da un aumento del numero di borse per i nuovi medici di famiglia.

“È la precondizione necessaria per evitare di essere costretti a mandare nei paesi chiunque abbia almeno una laurea in medicina, per non vedere sguarnite intere aree – spiega Rizzo –.

Dopo avere fatto questo, anche tramite finanziamenti come quelli proposti da Enpam, si potrà verificare la possibilità di alzare l’età pensionabile di qualche anno per chi se la sente, in modo da avere più tempo per il ricambio”.

Anche Giacomo Caudo, presidente dell’Ordine di Messina, non ha dubbi sul fatto che nel territorio dello Stretto “la situazione deflagherà in maniera massiccia e improvvisa tra quattro o al massimo cinque anni.

Il ricambio non sarà sufficiente a coprire le necessità dei piccoli centri: una soluzione potrebbe essere quella di aumentare il massimale, concedendo magari questa opportunità a chi sarà in grado di garantire servizi all’altezza, per esempio tramite studi in collaborazione”.

 

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