Fondi europei anche agli odontoiatri

Al pari delle piccole e medie imprese, anche gli studi professionali potranno fare domanda per le risorse stanziate per il 2014-2020

Anche medici e odontoiatri potranno accedere ai finanziamenti dei fondi europei per le piccole e medie imprese (Pmi). La novità è contenuta nella legge di Stabilità 2016 approvata a fine dicembre.

Il comma introdotto garantisce l’ac- cesso ai Piani operativi regionali e nazionali del Fondo sociale europeo (Fse) e del Fondo europeo di sviluppo regionale (Fesr), rientranti nella programmazione 2014/2020. I liberi professionisti potranno quindi fare domanda al pari delle Pmi in quanto “esercenti attività economica, a prescindere dalla forma giuridica rivestita”.

Il Regolamento dell’Unione euro- pea (1303/2013) aveva già chiarito che i professionisti potevano avere accesso ai finanziamenti comunitari. In Italia tuttavia diverse regioni avevano continuato ad emanare bandi che contenevano condizioni che di fatto li escludevano (ad esempio l’iscrizione alla Camera di commercio).

IL COMMENTO di Giuseppe Renzo, Presidente CAO

Opportunità e rischi di un quadro giuridico incerto

renzoL’equiparazione degli studi medici e odontoiatrici alle Pmi è oggetto di una complessa disputa di carattere giuridico fra chi ritiene incompatibile le normative che regolano imprese e attività professionale e chi, invece, ritiene che ormai non possa più negarsi la qualifica di impresa anche agli studi professionali. Il comma nella legge di stabilità supera in qualche modo le posizioni in campo, ma in mancanza di un quadro condiviso il dibattito resta aperto. L’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato, ad esempio, ha interpretato la normativa vigente inserendo gli studi professionali fra le imprese e gli Ordini tra le associazioni di imprese allo scopo di legittimare la propria competenza sul tema della regolamentazione della pubblicità dell’informazione sanitaria. La stessa Antitrust tuttavia, ha chiarito che gli studi non sono in senso giuridico “imprese”, ma lo sono soltanto ai fini della tutela del principio della libera concorrenza. In mancanza di una definizione univoca c’è il rischio che i Fondi europei per le Pmi siano appannaggio delle strutture complesse, di centri di potere economico e low-cost, finendo così per favorire la speculazione. Se così fosse, sarebbe stravolta la ratio alla base del sistema di finanziamenti comunitari, progettato per ingenerare un percorso virtuoso volto a fornire potenzialità a chi investe nel proprio settore di competenza e sulla propria professione, per generare lavoro e ricchezza. In attesa di una parola risolutiva e volendo concludere, mi si conceda una battuta: lo studio professionale non è un’impresa, ma è ormai un’‘impresa’ gestire lo studio e l’attività professionale a fronte di un profluvio di normative diverse, varie, e addirittura contrastanti.