“Dottor tapping”, il radiologo pioniere della chitarra

Molto prima che la parola ‘tapping’ entrasse nel gergo dei chitarristi superveloci degli anni ’80, Vittorio Camardese, un medico appassionato di musica, aveva sviluppato da autodidatta la stessa tecnica che anni dopo renderà celebre Eddie Van Halen, uno dei più influenti chitarristi rock e heavy metal della storia delle sei corde, co-fondatore dell’omonimo gruppo.

Adesso la storia del radiologo originario di Potenza rivive in un docufilm.

RISCOPERTO SU YOUTUBE

La figura del camice bianco del San Filippo Neri di Roma è riemersa pochi anni fa, quando Roberto Angelini, chitarrista affermato e figlio acquisito di Camardese, ha pubblicato su YouTube il video di una vecchia puntata del programma ‘Chitarra amore mio’, ritrovata nelle teche Rai.

“La magia inizia ad un minuto e mezzo del video e continua! Esecuzione incredibile”, commenta via Twitter Brian May, mitico chitarrista dei Queen, in riferimento al documento eccezionale segnalatogli da Joe Satriani, altro colosso delle sei corde e maestro di altri grandi, come Steve Vai.

“IL MONDO È TROPPO PER ME”

È la televisione garbata e formale del ’65, in un format in bianco e nero diretto da Arnoldo Foà. Il radiologo è ospite per mostrare la sua tecnica speciale, non senza il permesso del “professor Giacobini, il mio primario”.

Modesto e riservato, Camardese è un’esplosione di ritmo quando impugna la chitarra per un mambo e uno standard jazz. Sotto le sue dita le note si moltiplicano, in un’apparente polifonia di strumenti, quando con la mano destra percuote le corde sulla tastiera dello strumento, invece di pizzicarle.

“È una tecnica mia, ho sempre suonato cosi”, dice il radiologo ospite in trasmissione.

“Può darsi che insegni questo nuovo sistema di suonare la chitarra a tutto il mondo”, è la proposta entusiasta di Foà. “Dice? È troppo per me”, risponde Camardese.

Da questo breve dialogo trae ispirazione ‘Il mondo è troppo per me’, il documentario diretto da Vania Cauzillo, regista, musicologa, concittadina di Camardese e prodotto da ‘Jump cut’ di Trento.

Il progetto, che traccia un ritratto di Vittorio Camardese attraverso testimonianze, documenti inediti e l’ausilio dell’animazione, è già stato presentato a tre anteprime internazionali e vedrà la luce il prossimo anno.

CON ARBORE E CHET BAKER

Dopo il liceo classico a Potenza, Vittorio si trasferisce a Roma con una borsa di studio per frequentare Medicina. Compagno di studi del giornalista e medico Gianni Bisiach, allievo del chirurgo Pietro Valdoni, professionista stimato al San Filippo Neri e al Policlinico Umberto I di Roma. “Aveva un’eccezionale dedizione per la professione, che per lui era stata una grande conquista, e allo stesso tempo una enorme passione per la musica. Vittorio – ricorda Roberto Angelini – a casa impiegava il tempo o suonando la chitarra o studiando sui libri di medicina”.

Nella Roma della ‘Dolce vita’ si parlava di un dottore che suonava la chitarra ‘con cento mani’. Camardese suona con Romano Mussolini e Irio De Paula, diventa amico di Chet Baker, trombettista che aveva collaborato con Charlie Parker e che nelle sue lettere lo pregherà di non abbandonare la musica. Renzo Arbore riuscirà a riportarlo in televisione in un’altra delle sue rarissime apparizioni. “Non amava i riflettori – continua il figlio acquisito, diventato musicista – non ha voluto mai registrare niente di ufficiale della sua musica e non ha voluto intraprendere una carriera musicale, perché a quei tempi era vista come una scelta poco seria e oltretutto a Vittorio non piacevano i risvolti della ‘vita da artista’. Rifiutò persino di andare a suonare in America per paura di volare. Aveva il carattere che hanno le persone speciali, era ‘ammalato di sensibilità’, come diceva lui”.

A otto anni dalla sua morte è citato sulla pagina internazionale di Wikipedia e sul web è ricordato come ‘Dr tapping’. Un nomignolo che gli restituisce parte del riconoscimento che si attribuisce ad un artista straordinario, pioniere di quella tecnica diventata elemento fondamentale nella chitarra moderna.

Antioco Fois