Dalle macchie di Rorschach all’opera d’arte

Danilo Salvucci è un medico di medicina generale che utilizza la tecnica psicodiagnostica per realizzare le sue tele

“Il volo dei gabbiani, quasi a rifarmi al testo su Jonathan Livingstone di Richard Bach, compare spesso nei cieli dei miei quadri.

Magari solo accennato con una ‘m’ stilizzata, ma è quasi sempre presente perché per me quel volo rappresenta la libertà”.

Si racconta attraverso le sue opere Danilo Salvucci, medico di Cassino e pittore con all’attivo un’importante produzione artistica.

Nel tratto dei suoi quadri i paesaggi assumono dimensioni oniriche, dove il reale si tinge di colori accesi e fantasia.

“Per me – spiega – questo volo esprime la nostra capacità di passare da una condizione all’altra, anche psicologica.

Racconta quando come individui riusciamo a trovare una nostra dimensione malgrado gli impegni che scandiscono il nostro quotidiano”.

Nato nel 1957 a San Donato Val di Comino, comune laziale al confine con l’Abruzzo riconosciuto da Legambiente come uno dei borghi più belli d’Italia, Salvucci si trasferisce con la famiglia a Cassino all’età di sette anni.
Inizia a disegnare già da bambino e poi dopo gli studi liceali intraprende la carriera universitaria a Roma.

“L’esperienza nella Capitale durante gli studi di medicina alla Sapienza è stata molto importante.

Sono gli anni che sono coincisi con la mia necessità di stare da solo, perché ero alla ricerca di me stesso e cercavo un mio equilibrio.

Non ho scelto Medicina per vocazione, ma perché la frequenza era obbligatoria e giustificava la mia vita in città. 

Poi però, durante il percorso universitario ho capito che quella era davvero la mia strada”.

Ancora oggi Salvucci svolge l’attività di medico di famiglia a Cassino.

“È una professione che richiede l’ascolto. Ed è quello che cerco sempre di mantenere con i pazienti. È importante rimanere in sintonia con le persone”.

Nonostante gli impegni la pittura è rimasta una passione quotidiana per Salvucci che ha sviluppato una tecnica personalissima. Le sue tele nascono da macchie di colore in acrilico poi modificate partendo dal metodo Rorschach, ovvero i test utilizzati in psicodiagnostica.

Le macchie con cui inizio una tela, proprio come i famosi test utilizzati dagli psichiatri o psicologici, mi ispirano la narrazione pittorica. È una tecnica – racconta – che è nata un po’ per caso, ma che di fatto esprime moltissimo quello che sono: medico e artista

Le opere raccontano e ridisegnano i contorni del quotidiano con poesia, come il quadro dedicato a Monte Cassino.

“Per noi della regione, l’abbazia rappresenta moltissimo. Non è solo un luogo dello spirito, è un centro culturale che rimane un punto di riferimento a livello mondiale.

È una presenza costante che consideriamo in grado di proteggerci. Quando abbiamo bisogno di trovare serenità guardiamo in alto e la sua presenza ci conforta”.

Senza imporsi freni, Danilo Salvucci continua a esprimere nelle sue tele un talento originale che ha radici nell’amore per l’arte e nell’espressione artistica.

“Amo molto le opere di Gauguin. Ma l’artista che forse mi emoziona di più è Marc Chagall con le sue figure in volo, sospese nel cielo”.

Cristina Artoni