Dalla psicoanalisi all’arte

Artista votata alla psicanalisi oppure psicanalista prestata all’arte. Gabriella Ventavoli incarna le due anime con spirito versatile

Lo sguardo sul mondo di Gabriella Ventavoli avviene attraverso l’arte. Un filtro personalissimo e intimo in cui lascia affiorare con delicatezza una carriera dedicata alla psicanalisi.

Nata a Piombino nell’immediato dopoguerra dopo gli anni del liceo e una prima laurea in Scienze biologiche a Pisa, si sposa e si trasferisce a Milano: “La carriera di ricercatrice non mi appassionava e quindi mi sono iscritta a Medicina a Pavia.

Studiavo giorno e notte, tanto che mi sono laureata in 3 anni – racconta dalla sua casa di Milano – e poi mi sono specializzata in psichiatria, una disciplina che mi affascinava moltissimo. Mi sono indirizzata verso la psicanalisi e alla fine del percorso sono diventata psicanalista ordinaria.

Tutto il resto l’ho portato avanti in modo parallelo”. Il “resto” è rappresentato da un’importante produzione artistica composta da centinaia di quadri il cui tratto si dipana tra forme morbide, imponenti e sinuose. Le singole emozioni trovano il proprio spazio nei colori e nella luce delle opere che affrontano anche i grandi temi di attualità del nostro contemporaneo. “Nel mio salone di casa espongo alle pareti i quadri che mi sono più cari.

Tra questi uno dedicato alle donne. Mi è stato ispirato dall’incontro, un giorno per strada, di tre donne arabe – raccontala dottoressa Ventavoli – Un colpo di vento ha disegnato i loro corpi avvolti nelle lunghe tuniche.

Le loro figure fino a quel momento erano come imprigionate e ora la natura è intervenuta per liberarle.

Subito dopo ho pensato di dedicare loro un quadro per celebrare questo spiraglio di libertà”.

La questione femminile è ricorrente nelle opere di Ventavoli, anche nei suoi lati più di denuncia: “Nel corso della mia carriera di pittrice ho dedicato una mostra sulla violenza contro le donne.

Uno dei quadri che ho realizzato era un tributo a Malala, la ragazzina afghana scampata a un attentato dei talebani. Chi più di questa fanciulla ha portato avanti un discorso di civiltà e di intelligenza contro l’oscurantismo?”

L’impegno civile di Gabriella Ventavoli sorge in maniera naturale, sin da quando da bambina all’età di sei anni ha cominciato ad esprimere la propria passione per la pittura.

“Lavorare come psicanalista è stato affascinante perché ti permette di conoscere le persone, di andare a fondo nell’anima degli individui.

Entri in mondi sconosciuti. Al tempo stesso l’arte ti spinge verso la realtà, alla nostra quotidianità. L’arte è bellezza ma può essere qualcosa di più. Può diventare uno strumento per raccontare ciò che di importante accade nelle nostre società”.

Come se fosse materia, la dottoressa Ventavoli, trasforma il dolore, le ingiustizie del mondo in opere d’arte.

I dipinti partono dagli schizzi, con matite o china e poi la formaviene regalata dai colori in acrilico, che nel tempo hanno soppiantato quelli ad olio.

“Ho un temperamento lesto – confessa Gabriella Ventavoli – quindi i colori devono stare al passo con i miei momenti di ispirazione e in questo senso l’acrilico è perfetto.

Lo utilizzo su tela, su legno e ultimamente anche su carta speciale in modo da poter costruire quadri di dimensioni enormi, anche di dieci metri”. Tra le opere più importanti realizzate con inserti assemblati in più parti c’è “L’ultima cena”, esposta a Milano durante Expo 2015.

Siamo tutti invitati all’ultima cena – precisa la dottoressa Ventavoli – il pianeta depredato non potrà più nutrirci se continueremo a credere che le risorse siano infinite, se continueremo a inquinare e a distruggere tutta la bontà e la bellezza di cui è depositaria nostra madre Terra”.

Con vena poetica Gabriella Ventavoli si è spinta anche verso un tema apparentemente frivolo: “Per ribadire l’amore per la Terra ho dedicato anche una mostra alle farfalle, perché dove volano le farfalle l’aria è pulita, priva di inquinamento”.

Convinta che la vita sia dinamismo, la dottoressa progetta già nuove opere, perché l’espressione artistica rappresenta energia vitale: “La medicina lo ha svelato chiaramente – sottolinea – per mantenere giovane la nostra mente bisogna tenerla esercitata e questo avviene avendo sempre un progetto nuovo da raggiungere”.