Dal collegio Onaosi a Prefetto della Repubblica

“Deve sapere che qua abbiamo una provincia da finire di costruire, in un momento in cui le istituzioni sono chiamate a riaffermare la propria validità e stare al passo coi tempi”.

Nelle parole di Maria Luisa D’Alessandro c’è tutta l’autorevolezza e la rassicurante semplicità di chi rappresenta lo Stato.

Da prefetto di Fermo,  D’Alessandro parla del governo del suo territorio quasi come una start-up di servizio al cittadino: moderna, efficiente, efficace.

Quel ‘cantiere aperto’ per il prefetto rappresenta un compito complesso e affascinante che “esprime tutta la bellezza dello Stato nascente”.

Calabrese di nascita, la rappresentante della cosa pubblica nel nuovo distretto marchigiano ha iniziato la carriera con l’uniforme della Polizia nel 1985, dopo uno dei primi concorsi per commissario aperti alla partecipazione delle donne.

Prima ancora aveva indossato quella dell’Onaosi, l’ente di sostegno ai figli dei medici che l’aveva accolta dopo la perdita del padre.

“Morì a 46 anni – racconta il prefetto – di un tumore al pancreas che lui stesso si era diagnosticato. Era un medico condotto di una volta, con la sedia da dentista e un banco dei medicinali”.

Principale autorità sanitaria del suo territorio, il genitore era incaricato di occuparsi di un po’ di tutto, dai parti difficili agli interventi d’urgenza.

“Era uno studioso – continua – e anche io avrei fatto medicina se lui non me lo avesse sconsigliato, per preservarmi dall’estremo spirito di sacrificio con cui affrontava il suo compito”.

Alla sua morte il padre lascia la moglie trentacinquenne con sette figli, da 9 anni a 7 mesi.

“È stato un dolore al di là del limite umano”, racconta.

Dopo il liceo classico a Paola (Cosenza), arriva l’Università a Perugia grazie all’assistenza dell’Onaosi e all’ospitalità nei collegi del capoluogo umbro.

“Mia madre ci ha fatto laureare. Era certa che solo lo studio fosse capace di rendere liberi i figli e l’Onaosi mi ha dato questa possibilità. Era bello vivere assieme agli amici – ricorda – e l’offerta formativa era solida.

Allora i collegi, a differenza di altri istituti, ti permettevano di imparare le lingue straniere, fare lezioni di pianoforte o avere un professore per le ripetizioni”.

Era la giusta formula “per stare tutti insieme con i compagni di corso, poter studiare e divertirsi”.

Dopo cinque anni di divisa della Polizia e 10 al ministero dell’Interno, Maria Luisa ha una doppia opportunità per rinnovare il legame con l’Umbria.

Prima in Prefettura a Perugia e poi come commissario straordinario a Gubbio.

“Una grande responsabilità assumere i poteri di Consiglio, Giunta e sindaco” e fare fronte alle esigenze di un sistema complesso come una città.

In una foto recente il prefetto D’Alessandro è seduta accanto al marito Gianlorenzo Fiore, prefetto a riposo.

Tutt’attorno i loro sei figli. Da far studiare, laureare, rendere liberi.

Antioco Fois