Curarsi con un fumetto, una filosofia di vita

Tra gli investigatori e i supereroi custoditi nella sua ricca collezione si possono trovare anche medici, ora d’autore ora da operetta, tutti rigorosamente di carta e inchiostro. Sono loro una piccola parte dei protagonisti della collezione di Raffaele Piras, 65enne medico di famiglia di Norbello in provincia di Oristano, che del fumetto ha fatto la propria cura e filosofia di vita.

“Una passione rinata a 50 anni – racconta – in un’età che inizia a suggerire domande sul senso della vita” proseguita fino a raccogliere cinquemila albi e millecinquecento numeri uno, la sua specialità. Custoditi in una ventina di casse di vino ‘Argiolas’, come un tesoro dell’arte e della conoscenza che si affina nel tempo.

Una raccolta talmente vasta da stimolare la nascita del Midi, il museo dell’immagine a Norbello, e fornire materiale in uso al Centro internazionale del fumetto di Cagliari e all’Università di Sassari.

“Ho tutti i numeri uno dei fumetti italiani – commenta Piras – ma con questa passione non si finisce mai”.

Ad accogliere gli oltre 1.500 pazienti del suo studio ci sono pannelli che espongono alcuni esemplari significativi.

Una specie di angolo per la disciplina che il medico chiama ‘fumettoterapia’.

Il tono è scherzoso, le intenzioni serissime. Tanto che il camice di Norbello ne ha parlato con un collega psichiatra, per studiare i benefici prodotti dalla lettura delle vicende illustrate.

“Rievocano sensazioni e sentimenti di quando si è piccoli e mettono in funzione i sensi. Quasi 15 anni fa – racconta – la passione è rinata riprendendo in mano un albo in cui Blek Macigno, il protagonista della saga, muore. Quando lo lessi da bambino rimasi sgomento, posso dire che fu la mia prima presa di coscienza della morte”.

La seconda vita di Raffaele da lettore di strisce è diventata l’occasione per guardarsi indietro e recuperare una parte di se stesso al fianco di Topolino, Ciclone (il nome italiano di esordio di Superman) e altri personaggi fantastici.

Nella biblioteca del medico si possono trovare anche una moltitudine di colleghi di fantasia.

C’è il truffaldino dottor Salasso, che con le sue esclamazioni “per mille appendicectomie” faceva da spalla a Capitan Miki nell’omonima ‘striscia’ del ’51.

Tra i ‘camici di carta’ anche ‘Doc Sullivan, medico detective’ del ’65 e la schiera di dottori che dallo stesso anno Guido Crepax, papà della conturbante Valentina, disegnava sulla rubrica ‘Circuito interno’ (poi diventata ‘Clinicommedie’) per la rivista ‘Tempo medico’.

Equipe di professionisti e specializzandi analizzavano, vignetta dopo vignetta, casi clinici controversi nella cornice di una detective story concepita come un quiz.

Una specie di antesignano a fumetti del Dottor House per tenere in allenamento i professionisti, la cui soluzione di ogni puntata si poteva trovare voltando pagina, stampata capovolta come in una rivista di enigmistica.